Presentazione del progetto - testo di Alberto Reviglio
Nei lavori dei ragazzi che partecipano al laboratorio di pittura presso il Centro Falkabeti ciò che più colpisce è la capacità di ognuno di elaborare immagini, segni, campiture, composizioni in maniera assolutamente personale, diversa per ciascuno di essi; andando al di là dell’esigenza di una rappresentazione naturalistica, che non rivestirebbe grande interesse, questi lavori trovano nell’espressione il loro punto di forza: il segno, il gesto, il colore diventano lo specchio del modo di vivere di ciascuno, del suo modo di rapportarsi con il mondo, dei limiti, delle ossessioni e delle ritualità che abitano ognuno di essi e del piacere che può dare loro, in maniera ed in misura diversa, creare forme che possono essere rappresentazioni elaborate, o semplici superfici materiche, o segni legati a propri trascorsi di vita.
Si è soliti vedere nella creazione artistica un percorso costruito e controllato, con finalità determinate a priori ed un rapporto significato/significante che permette una lettura immediata del processo creativo. Per molte di queste opere è invece difficile individuare quale strada la mano, l’occhio e il cervello hanno percorso per arrivare ad una certa immagine, creata oltretutto da persone prive di riferimenti e di cultura artistica, e che fanno della propria esperienza diretta, emotiva, spirituale e sensoriale, l’unico serbatoio espressivo da cui attingere.
Stanno proprio qui, però, in questa dimensione inafferrabile, il fascino e l’interesse che esse suscitano in un occhio attento, in uno spirito in ascolto.
Anche un semplice segno, delle cifre, una macchia, diventano così una personalissima espressione, un’affermazione di esistenza necessaria e non mediata che ha il dono inestimabile della sincerità.
È dai lavori dei ragazzi del laboratorio (“ragazzi” che in certi casi hanno più di 50 anni…) che si è voluto partire, anche di quelli le cui possibilità espressive sono assai limitate, dalle loro differenti, individuali e personalissime raffigurazioni, per farne il centro di un lavoro collettivo, di carattere marcatamente “plurale”. Attraverso la trasformazione dei loro disegni in tracciati per la stampa serigrafica e la loro successiva interpretazione ed elaborazione da parte degli studenti dell’Istituto Bodoni, si è voluto coinvolgere in una partecipazione diretta ed attiva i vari attori del progetto, che hanno avuto modo di applicare le loro specifiche conoscenze, conservando comunque l’energia delle immagini originali, ed anzi stilizzandole e dando loro una serialità che ne sottolineasse la forma, anche tramite una certa ironia.
I disegni da cui si è partiti vedono così rafforzarsi la propria “aura” di originali, diventando i motori primi di un percorso che tocca molti individui, ma senza vedere intaccata la propria semplicità ed il proprio carattere ludico che ne costituiscono l’essenza irrinunciabile.
Il titolo scelto è una frase ricorrente di una delle ospiti del Centro Falkabeti; isolata dal contesto e dalla ripetitività a cui di norma si accompagna, assume il carattere di fragile, attonita ed ironica domanda esistenziale che appartiene a tutti noi, ed alla quale, spesso proprio tramite l’arte e la creatività, cerchiamo di dare una risposta affinché quanto ci appartiene, i nostri sentimenti, le nostre sensazioni, le nostre fantasie non vadano perdute e possano essere trasmesse alle altre persone.
I ragazzi del centro hanno partecipato con entusiasmo agli incontri con gli studenti e gli insegnanti del Bodoni, ed alla stampa delle opere nel laboratorio di serigrafia presso l’Istituto, avvicinandosi per la prima volta ad un procedimento grafico di questo genere, nonché ad un’elaborazione da parte di terzi dei propri lavori.
Ha un grande valore aver potuto condividere con loro e con la scuola questa esperienza, accolta da tutti i partecipanti con un entusiasmo ed una sensibilità che ne rappresentano senza dubbio l’aspetto più gratificante e prezioso.
Si è soliti vedere nella creazione artistica un percorso costruito e controllato, con finalità determinate a priori ed un rapporto significato/significante che permette una lettura immediata del processo creativo. Per molte di queste opere è invece difficile individuare quale strada la mano, l’occhio e il cervello hanno percorso per arrivare ad una certa immagine, creata oltretutto da persone prive di riferimenti e di cultura artistica, e che fanno della propria esperienza diretta, emotiva, spirituale e sensoriale, l’unico serbatoio espressivo da cui attingere.
Stanno proprio qui, però, in questa dimensione inafferrabile, il fascino e l’interesse che esse suscitano in un occhio attento, in uno spirito in ascolto.
Anche un semplice segno, delle cifre, una macchia, diventano così una personalissima espressione, un’affermazione di esistenza necessaria e non mediata che ha il dono inestimabile della sincerità.
È dai lavori dei ragazzi del laboratorio (“ragazzi” che in certi casi hanno più di 50 anni…) che si è voluto partire, anche di quelli le cui possibilità espressive sono assai limitate, dalle loro differenti, individuali e personalissime raffigurazioni, per farne il centro di un lavoro collettivo, di carattere marcatamente “plurale”. Attraverso la trasformazione dei loro disegni in tracciati per la stampa serigrafica e la loro successiva interpretazione ed elaborazione da parte degli studenti dell’Istituto Bodoni, si è voluto coinvolgere in una partecipazione diretta ed attiva i vari attori del progetto, che hanno avuto modo di applicare le loro specifiche conoscenze, conservando comunque l’energia delle immagini originali, ed anzi stilizzandole e dando loro una serialità che ne sottolineasse la forma, anche tramite una certa ironia.
I disegni da cui si è partiti vedono così rafforzarsi la propria “aura” di originali, diventando i motori primi di un percorso che tocca molti individui, ma senza vedere intaccata la propria semplicità ed il proprio carattere ludico che ne costituiscono l’essenza irrinunciabile.
Il titolo scelto è una frase ricorrente di una delle ospiti del Centro Falkabeti; isolata dal contesto e dalla ripetitività a cui di norma si accompagna, assume il carattere di fragile, attonita ed ironica domanda esistenziale che appartiene a tutti noi, ed alla quale, spesso proprio tramite l’arte e la creatività, cerchiamo di dare una risposta affinché quanto ci appartiene, i nostri sentimenti, le nostre sensazioni, le nostre fantasie non vadano perdute e possano essere trasmesse alle altre persone.
I ragazzi del centro hanno partecipato con entusiasmo agli incontri con gli studenti e gli insegnanti del Bodoni, ed alla stampa delle opere nel laboratorio di serigrafia presso l’Istituto, avvicinandosi per la prima volta ad un procedimento grafico di questo genere, nonché ad un’elaborazione da parte di terzi dei propri lavori.
Ha un grande valore aver potuto condividere con loro e con la scuola questa esperienza, accolta da tutti i partecipanti con un entusiasmo ed una sensibilità che ne rappresentano senza dubbio l’aspetto più gratificante e prezioso.