Alberto Reviglio
  • Home
  • Grafica
    • Editoria ed Eventi
    • Marchi
  • Pittura
    • Intro
    • 1985/1990 >
      • Dipinti
      • Disegni
    • 1990/1995 >
      • Scritture
      • Dipinti
      • Disegni
    • 1995/2000 >
      • Dipinti
      • Disegni
    • 2000/2005 >
      • Giardino
      • Acheter consommer effacer
      • Piccole opere
      • Dipinti
      • Disegni
    • 2005/2010 >
      • Teatro dei Giorni Neri
      • Dipinti
      • Incisioni
      • Disegni
    • 2011/2015 >
      • Maschere dell'Infamia
      • Prova incompiuta per lettera d'amore
      • L'ordine dei miei colori
      • Dipinti
    • 2016/2020 >
      • Paesaggi metropolitani
      • Agnus Dei
      • Dipinti e disegni
    • 2021/2022 >
      • Reflecting Hole
      • Maieutikón
      • Skitrén
      • Scrap
      • Alberi
      • In caso di contatto con gli occhi
  • Fotografia
    • False presenze
    • Etereo
    • Transiti
    • Sirena dei sogni
    • Ombre comuni
    • Viaggio anacronico in quattro atti
    • Paesaggi femminili
  • Decorazioni e arredi
    • Giardino
    • Nove Portali
    • Insegna Atelier Onda
    • Via Ornato 8/10
    • Arredi
    • Decorazioni murali
    • Carte da parati
  • Installazioni
  • In collaborazione
    • Ci sono io domani? - Arte Plurale 2009
    • Dizionario delle Voci Sommerse
    • Evocazioni progressive dell'esistente - Caffè Basaglia 2012
    • Sereno 6 - Arte Plurale 2013
    • Fondazione Arte Irregolare - Arte Plurale 2013
    • Gri Gri - 2018
  • Profilo
  • Blog
  • Contatti
  • 2016/2020

Introduzione

Picture
La pittura, che ho cominciato a mettere in pratica più a metà degli anni '80, è per me innanzitutto veicolo di necessità espressiva e strumento di relazione con il mondo. Partendo da queste esigenze, essa ha col tempo assunto quattro differenti ma sovrapposte letture : pittura come scoperta, come scelta, come esorcismo e come uscita dal mondo.

La pittura come scoperta viene affrontata prima di tutto come esplorazione ed apprendimento delle tecniche (olio, principalmente, poi pastelli e tempere) ; la mancanza di una preparazione scolastica di base, che può dare sicurezza ma nel contempo condizionare le scelte espressive, mi ha spinto ad approfondire lo studio della tecnica con un costante spirito di sperimentazione.
Questo ha portato nei miei lavori, soprattutto in passato, un eclettismo solitamente non visto di buon occhio, perché apparentemente contrario alla ricerca del « proprio stile » che caratterizza i percorsi artistici. Trovo comunque che un carattere comune sia presente anche in opere di segno decisamente diverso,  e che col tempo e col crescere del numero dei lavori ciò è divenuto a poco a poco sempre più evidente. Tramite questa sperimentazione sempre presente ho scoperto che il caso, l’errore, i ripensamenti diventano sovente mezzi espressivi altrettanto potenti, se non più ancora, delle scelte formali più meditate e costruite, che partono da una volontà definita e da idee predeterminate.

La pittura diventa cosi momento di tensione, non sempre risolto, fra il volontario e l’involontario, dando i risultati migliori quando, per la concomitanza di elementi emotivi e momenti di particolare sensibilità, arriva quasi a « farsi da sola », relegandomi al ruolo di tramite, di strumento, più che di motore. Io stesso arrivo a scoprire a volte nella mia pittura qualcosa che non avevo assolutamente previsto e che non rappresenta pertanto la conferma di un idea, ma il ritrovamento di presenze inattese.
In questo campo di forze e di tensioni si sviluppa e matura la capacità di compiere delle scelte, in prevalenza non dettate dalla razionalità, che diventa anzi una forza « resistente », ma dalla sensibilità, dall’intuito, dall’istinto, nel tentativo di accordare le vibrazioni interiori con forme, colori, materia. Questa capacità si riflette anche nella maniera di affrontare le scelte al di fuori della pittura, nell’ambito più vasto della vita stessa.

La pittura, che è pertanto concorso di necessità, di scelte e di imponderabili fattori esterni, si apre così sul suo aspetto di « arte magica », di mezzo e fine per la « veggenza » che un artista, a mio avviso, deve sviluppare nei confronti della vita e dei fenomeni che lo circondano. 
Questa sensibilità tende a far convergere su di lui quelle che Artaud chiama « le collere erranti della propria epoca », ovvero le forze emotive che abitano il nostro tempo, e che, attraverso l’artista, devono essere esorcizzate, fatte uscire ed imprigionate in un’opera che ne conservi tutte le contrastanti energie. Per questo sovente i soggetti della mia pittura sono visioni o deformazioni della realtà, e che vorrebbero leggerne il lato più oscuro che si nasconde sotto le apparenze. 

Infine, l’atto ed il momento stesso della pittura rappresentano per me un’ « uscita dal mondo », nel senso dato da Elemire Zolla al termine, ovvero la possibilità di abbandonare temporaneamente il peso della nostra limitata dimensione individuale per sentirsi altro da noi, parte di un ordine più ampio, di un insieme multiforme.
Questa naturale ricerca di fuga da se stessi, che avviene di norma tramite l’amore, il sesso, l’alcool, le droghe e quant’altro possa distoglierci nel profondo dalla nostra abituale condizione umana, ha uno strumento potente nella pittura e nelle attività creative in genere, che possono, in varia misura, dare quella vertigine che ci dà coraggio e ci permette di puntare il nostro sguardo anche nel più profondo dell’abisso.

Powered by Create your own unique website with customizable templates.